CBD, THC e CBG per Prevenire e Curare il Covid: sono indiane, coreane e israeliane le prime ricerche
Chi segue queste pagine sa che noi di Mystical Italia abbiamo una particolare attenzione verso le possibilità offerte dai cannabinoidi a livello terapeutico. Dall’insorgere dell’emergenza Covid, alcuni paesi come Corea del Sud e Israele hanno cominciato una serie di ricerche sui possibili utilizzi di CBG, THC e CBD a livello preventivo contro questa patologia.
Gli Studi Israeliani: le Prime Fasi dell’Infezione
In Israele, pochi mesi dopo l’emergenza della pandemia da Covid-19, aziende private e centri di ricerca pubblici hanno cominciato a testare il CBD per combattere il virus.
Per decenni, in Israele si sono condotti studi pionieristici sui potenziali meccanismi d’azione della cannabis e dei suoi derivati su un’ampia gamma di patologie e condizioni mediche. Stero Biotechs, una start-up di ricerca e sviluppo sui trattamenti a base di cannabidiolo, si sta concentrando sulle prime fasi dopo l’infezione da virus.
La partnership di InnoCan Pharma e l’Università di Tel Aviv sta portando alla creazione di un nuovo trattamento per le fasi più avanzate, un trattamento con esosomi caricati di CBD. Gli esosomi sono piccole particelle che nascono quando le cellule staminali si moltiplicano: in questo caso possono colpire le molecole di RNA messaggero e intervenire sugli organi cellulari che sono stati danneggiati.
Lo studio Indiano: il potere anti-Infiammatorio dei Cannabinoidi
Già nell’ottobre 2020 un gruppo di ricercatori indiani del campus di Mysore aveva condotto una prima sperimentazione in vitro. (Anil, S.M., Shalev, N., Vinayaka, A.C. et al. Cannabis compounds exhibit anti-inflammatory activity in vitro in COVID-19-related inflammation).
La ricerca indiana partiva dalla necessità di trovare un trattamento efficace per le problematiche respiratorie causate da SARS-CoV-2. La ricerca di è così concentrata sull’attività antivirale dei cannabinoidi. In particolare lo studio si è concentrato su 32 cannabinoidi presenti nella cannabis sativa, monitorando e le loro interazioni con l’enzima SARS-CoV-2 Mpro. Tra queste, due molecole, Δ9 -tetraidrocannabinolo (IC50 = 10,25 μM) e cannabidiolo (IC50 = 7,91 μM), sono risultate antivirali più potenti contro SARS-CoV-2 rispetto ai farmaci di riferimento lopinavir, clorochina e remdesivir.
Pochi mesi dopo, nel dicembre 2020 ha fatto scalpore un secondo studio, condotto da ricercatori coreani provenienti da differenti istituti. Dai risultati della ricerca, CBD e THC possono essere usati come veri e propri farmaci nella lotta contro il Coronavirus umano, nonché impiegati nella sperimentazione per il debellamento definitivo del SARS-Cov-2.
Questo studio così rivoluzionario è stato pubblicato interamente sul International Journal of Biological Macromolecules, divenendo in pochissimo tempo uno degli articoli più letti e cliccati del periodo.
L’idea originaria dell’indagine era in realtà molto semplice: a partire da cinque diversi cannabinoidi determinarne l’attività antivirale. Sono dunque stati eseguiti diversi test, sia in vitro che in silico, fondamentali per la ricerca.
I cinque cannabinoidi che sono stati presi in esame sono THC, CBD, THCA, CBDA e CBN. Dopo i test effettuati in laboratorio, la ricerca ha fatto emergere che CBD e THC, alla stessa maniera, sono potenti antivirali. Antivirali che contrastano in maniera efficace il Sars-Cov-2, con maggiore successo anche rispetto a farmaci conosciuti e “blasonati” quali clorochina e remdesivir.
Queste affermazioni non hanno fatto altro che alimentare polemiche e dibattiti su quanto, una legalizzazione medica della cannabis a livello globale, possa essere un fattore fondamentale anche per contrastare il delicato momento in cui l’intero pianeta versa al momento.
Come agiscono CBD e THC contro il Covid?
Secondo gli studiosi coreani, CBD e THC sono particolarmente efficaci contro il Covid, in grado di contrastare contagio e malattia.
Il meccanismo secondo cui CBD e THC agiscono è, in realtà, abbastanza semplice. Questo processo meccanico viene definito duplice ed agisce nei seguenti modi:
1. Per prima cosa, il cannabinoide interviene inibendo in maniera decisa il SARS-CoV-2 Mpro. In questo modo, evita la traduzione virale.
2. Subito dopo, il cannabinoide abbassa il livello di citochine, proteine che fungono da mediatori tra le cellule del sistema immunitario e quelle di alcuni importanti organi e tessuti. Un alto livello di citochine giocherebbe a favore dell’aumento della carica virale del virus.
Covid: Prevenzione e Trattamento nelle Ricerche Future
Seguendo queste indicazioni, gli studiosi che proseguiranno la ricerca in questa direzione avranno a portata di mano una base dati valida. Tali dati confermano, come se non bastasse, che questi due cannabinoidi possono funzionare da soli o congiuntamente ad altri farmaci. Seguiranno nuovi studi clinici umani per una possibile applicazione di CBD e THC nelle terapie anti-covid.
L’utilizzo di queste molecole in studi clinici sulla prevenzione non è finalizzato solo ad abbassare il contagio, ma anche e soprattutto a potenziare i processi di guarigione nei soggetti già infetti, che ne trarrebbero maggiore vantaggio. In altre parole, CBD e THC possono essere utilizzati per la distillazione di potenti antinfiammatori in grado di contrastare i sintomi gravi del Coronavirus.
Sembra così sempre più evidente che i due principali cannabinoidi della cannabis agiscono su tre livelli:
- interferendo nell’entrata del virus nell’organismo
- combattendo l’azione infiammatoria dello stesso
- riducendo dolore, problemi respiratori e sintomi gravi.
Il CBD contro il Covid-19: la lotta all’ARDS
Lo studio coreano si è anche concentrato sull’effettivo funzionamento del CBD. Sui modi in cui questo particolare cannabinoide interferisce nella struttura polmonare umana.
Secondo i dati raccolti il CBD previene i traumi e migliora la struttura generale dei polmoni, combattendo in maniera diretta la Sindrome da Distress Respiratorio Acuto, nota anche come ARDS.
Si tratta di uno dei sintomi più gravi tra quelli di Sars-Cov-2, e l’ARDS viene gestita ottimamente dal CBD, che ne combatte gli effetti agendo come un vero e proprio antinfiammatorio. Tale prospettiva apre a molte possibilità, confermando nuovamente l’efficacia già conclamata della cannabis in ambito terapeutico. Efficacia che in questo caso diventa ancora più importante, vista la sua applicabilità nella lotta al Covid-19.
Come agisce il CBD sui polmoni? Il CBD regola l’apelina, una sostanza endogena il cui scopo prevede la protezione dei tessuti polmonari. Questa prospettiva sposta l’attenzione sul CBD e sulla regolazione di una sostanza, l’apelina, che potrebbe aiutare nella prevenzione e nella diagnostica di ARDS prima ancora che si presenti, permettendo di agire in maniera diretta prima che la situazione si complichi.
L’attenzione verso la regolazione di apelina da parte di CBD non finisce qui. Lo studio dei recettori cannabinoidi, che una volta attivati agirebbero in maniera terapautica contro ARDS, è il passo successivo. Al momento, infatti, non esistono terapie concrete e funzionanti per la prevenzione e la cura di ARDS, per cui l’impiego di CBD o THC potrebbe essere un metodo già testato per una risposta diretta ad uno dei sintomi più ostici del Coronavirus. In un periodo di insicurezza come questo sono necessarie soluzioni creative ed efficaci, che in questo caso sono costituite dall’uso di cannabis e dei suoi cannabinoidi.
L’Importanza della Cannabis Terapeutica
L’importanza dell’impiego di cannabis nella lotta al contrasto del Coronavirus è lampante. Un ruolo confermato da altri studi internazionali, che spingono sull’acceleratore verso un unico obiettivo.
Il trattamento con THC, ad esempio, ha ridotto se non annullato totalmente gli indici infiammatori durante i test in laboratorio, restituendo anche in parte l’omeostasi. Guardando quindi i risultati che si sono ottenuti fino ad ora, i processi di cura con CBD e THC possono essere considerati validi e funzionanti per malattie respiratorie come Covid-19.