Non è uno scherzo, i cannabinoidi sono presenti nel latte materno
Per chi non conosce il millenario rapporto che lega la cannabis all’uomo, la notizia potrebbe apparire strana, o quantomeno faziosa. In realtà lo dice la scienza, e lo ha confermato in diversi studi. I cannabinoidi della marijuana sono presenti in abbondanza nel latte materno. E in questo articolo andremo a citare alcuni importanti studi scientifici al riguardo.
Ricerche che nel corso degli ultimi anni sono state pubblicate sull’European Journal of Pharmacology, una rivista scientifica a revisione paritaria nel campo della farmacologia. Qui si trovano articoli sui meccanismi d’azione delle sostanze chimiche che interessano i sistemi biologici.
Si comincia con uno studio pubblicato nel lontano 2004 su European Journal of Pharmacology, i cui risultati sono stati confermati in due successivi studi del 2017 e del 2019.
Endocannabinoidi: Cosa Sono?
Ma cosa sono gli endocannabinoidi? Il termine è stato inventato da due ricercatori italiani (Di Marzo e Fontana), che nel 1995 hanno individuato nel nostro organismo una classe di lipidi bioattivi. In altre parole gli endocannabinoidi sono dei messaggeri fatti di grasso che sono in grado di interagire con i recettori cannabinoidi. Gli endocannabinoidi sono generati dal nostro corpo con lo scopo di creare dei messaggeri in grado di muoversi nel sistema nervoso centrale e periferico. Qui sono metabolizzati nei recettori CB1 e CB2.
Per molti, troppi anni, la ricerca scientifica su questi temi è stata bloccata. Lo studio del 2004 confermava già allora che il loro apporto alla salute fosse principalmente legato a nutrizione e prevenzione. Tuttavia un aggiornamento del 2006 ha poi confermato, oltre ogni ragionevole dubbio, l’importanza dei cannabinoidi anche per la regolazione del metabolismo energetico e dell’appetito. Non solo nelle prime fasi della vita ma anche durante la vita adulta.
Come anticipato poco fa, l’effetto dei cannabinoidi può variare in base al recettore specifico che colpisce. Ad esempio:
- un cannabinoide che viene a contatto con la varietà CB1 in un nervo spinale induce una sensazione di alleviamento del dolore.
- a contatto con una varietà CB2, lo stesso cannabinoide indurrebbe una segnalazione all’organismo della presenza di un’infiammazione o di qualche problema generico, tale da indurre quindi una pronta risposta per la cura o la prevenzione.
Negli ultimi anni i ricercatori hanno messo in evidenza il ruolo dei cannabinoidi endogeni durante lo sviluppo del feto e nei primi mesi di vita del neonato. Già nell’embrione e poi nell’utero si possono trovare alti livelli di anandamide endocannaboidea e recettori dei cannabinoidi. L’anandamide è molto importante, perché influenza la nutrizione ed è essenziale per la formazione della rete neurale deputata alla regolazione degli stati di motivazione, desiderio, piacere. In altre parole l’anandamide migliora le risposte neuronali legate al cibo e al gusto.
Oltre all’anamnide tra gli endocannabinoidi conosciuti abbiamo: arachidonoilglicerolo, noladin, virodamina, N-arachidonoildopamina.
La Ricerca del Prof. Vincenzo Di Marzo
Nel video sottostante, il professor Vincenzo Di Marzo, autore della ricerca che ha portato alla luce il ruolo degli endocannabinoidi, parla di cannabis, farmacopea, studi preclinici, terapie sperimentali, demonizzazione e proibizionismo della cannabis.
Recettori Cannabinoidi
Tornando ai recettori dei cannabinoidi, è proprio durante la fase dell’allattamento che capiamo in che modo hanno una grande influenza sullo sviluppo umano. Gli endocannabinoidi sono stati rilevati nel latte materno e fanno sì che i recettori CB1 si attivino durante la suzione. L’attivazione dei recettori CB1 è connessa all’utilizzo della muscolatura orale-motoria.
Ecco perché è sbagliato associare la parola cannabinoide a qualcosa di potenzialmente pericoloso per la salute e lo sviluppo dell’essere umano. Niente di più errato, perché gli stessi cannabinoidi sono naturalmente presenti nel latte materno e fungono da catalizzatori per lo sviluppo del bambino.
Il loro non è un ruolo marginale, ma principale. I cannabinoidi sono naturalmente richiesti dal sistema immunitario e dal sistema nervoso fin dal primo giorno di vita. Vediamo insieme qual’è il ruolo dei cannabinoidi nel sistema immunitario umano e come funzionano.
Il ruolo dei Cannabinoidi per l’Essere Umano
La funzione del cannabinoide nel sangue è di protezione e sviluppo delle cellule e delle loro membrane. Tali membrane cellulari, infatti, sono dotate di speciali recettori cannabinoidi in grado di intercettare i cannabinoidi e di sfruttarli a loro vantaggio.
I recettori cannabinoidi servono a legare ed assimilare in maniera corretta i cannabinoidi, tra cui gli endocannabinoidi del latte materno e il tetraidrocannabinolo della comune marijuana. Sono presenti in natura in tutte le cellule del corpo umano e si differenziano principalmente in due sottocategorie:
Varietà CB1: situata nel cervello umano e collegata al sistema nervoso. Di solito, i cannabinoidi che incontrano questi recettori stimolano l’alleggerimento della sensazione del dolore.
Varietà CB2: diffusa in tutto il resto dell’organismo per la regolarizzazione del sistema immunitario. Al momento dell’incontro, il sistema immunitario riceve segnali sulla presenza di infezioni o problemi del sistema, stimolando la risposta che agisce per tempo.
Il loro scopo è, in realtà, molto semplice: i recettori devono ricevere i cannabinoidi e sfruttare le loro proprietà per la cura e la prevenzione da malattie più o meno gravi.
Una volta assimilati, i cannabinoidi lavorano in comune con molte altre sostanze. Anche se non ce ne accorgiamo, sono corresponsabili delle nostre lotte quotidiane contro batteri nocivi e cancro.
In base al recettore che raggiungono, inoltre, svolgono una funzione differente. Sono diverse, infatti, i processi in cui i cannabinoidi entrano in gioco – considerando, come appena detto, che la loro assunzione parte già nelle prime fasi della vita.
Il latte materno è, tra le tante, una delle principali fonti di endocannabinoidi in natura. La loro presenza ha importanza fondamentale poiché stimola nel bambino il senso della fame. In parole povere: gli insegna a mangiare e a desiderare di farlo. Lo stesso studio del 2004 afferma inoltre che l’assenza prolungata di cannabinoidi nella prima fase della vita del bambino potrebbe causare gravi problemi, tra cui malnutrizione e, in casi estremi, la morte.
La presenza di cannabinoide nel sangue umano è più che naturale ed ha uno scopo ben preciso.
Il ruolo dei cannabinoidi oggi e la cannabis medica
Grazie a questi studi, in molti paesi sta cambiando il modo di rapportarsi con la pianta di cannabis ed i cannabinoidi che ne derivano. In diverse parti del mondo infatti il THC, il CBD, il CBN e gli altri cannabinoidi vengono ora impiegati in alcune patologie per l’infanzia e nei reparti di pediatria, combattendo patologie come la fibrosi cistica.
Studi più approfonditi e ricerche degli ultimi anni non hanno fatto altro che avvalorare questa tesi. Nel complesso, è la reputazione della cannabis medica ad essere cresciuta, ad oggi considerata un un ottimo metodo naturale per tenere sotto controllo e combattere diverse malattie e patologie.
Il fatto che i cannabinoidi siano presenti in grande quantità anche nel latte materno, ci dimostra in qualche modo che il corpo umano è “programmato” per l’assunzione di queste molecole. Serve solo un po’ di informazione in più sul nostro stesso sistema immunitario.
Il futuro dei cannabinoidi
La prevenzione delle malattie e la cura di patologie comuni, dunque, passa anche per l’assunzione di cannabinoidi in tempi precoci come quelli dell’allattamento al seno.
Per fortuna, con la fuoriuscita della cannabis dalla lista ONU delle sostanze stupefacenti e pericolose, molto sta cambiando. Si parla sempre più spesso di cannabinoidi e farmacologia, per aiutare la normale gestione e il mantenimento dell’organismo.
I recettori CB1 e CB2 fanno parte dell’intero sistema endocannabinoide, noto anche con la sigla ECS. Il suo scopo è la messa a punto di tutti i sistemi vitali dell’organismo, dall’appetito al metabolismo energetico completo.
Ecco gli ultimi studi pubblicati al riguardo:
- Evidenze che i recettori CB1 regolano la pressione intraoculare attraverso 2 differenti meccanismi
- Il Ruolo funzionale dei recettori preottici CB1 e il controllo termico
- Il cannabidiolo attenua il comportamento aggressivo indotto dall’isolamento sociale nei topi: coinvolgimento dei recettori 5-HT1A e CB1
- Effetti relativi alla sfera sessuale del recettore CB1 nell’adolescenza rispetto ad ansia, concentrazioni di corticosterone e paura contestuale nei ratti di età adulta
- Nicotina: ricompensa ed astinenza, il ruolo dei recettori CB1