Coltivazione canapa da fibra in Italia
Coltivare canapa industriale in Italia è possibile ed a quanto pare sempre più redditizio.
Gli ordinamenti delle singole regioni, le leggi dello stato e dell’Unione Europea non solo lo permettono, ma lo incentivano anche.
La coltivazione della canapa da fibra, che oggi viene sempre più spesso chiamata canapa industriale, è insomma un settore in crescita. Grazie – ad esempio, alle nuove possibilità di utilizzo della biomassa vegetale in bioedilizia.
Nuove leggi, un’informazione sempre più precisa e dettagliata, hanno dato un’importante spinta a quello che un tempo era un punto di riferimento per l’economia del nostro paese.
In questo articolo guida abbiamo voluto rispondere ad alcune delle domande sorte nella testa di molti – nuovi e vecchi agricoltori: come si fa a coltivare canapa in Italia? Quali permessi ci vogliono? Quali sono le migliori tipologie di terreno per la coltivazione della canapa?
Ecco tutto quello che devi sapere per entrare nel business del futuro.
La storia della Canapa Industriale in Italia
Se si parla di canapa industriale non si può non pensare all’Italia, soprattutto per ciò che ha rappresentato nel settore tessile. Un mercato che per circa una settantina d’anni – dall’ultimo decennio del 1800 fino alla metà degli anni ‘60 del novecento, ha costituito un’importante risorsa per l’economia del nostro paese.
L’apice è stato toccato nel 1940, quando in Italia si coltivavano la Carmagnola e le altre varietà indigene su oltre 80 mila ettari di terreni, per una produzione che sfondava le 100mila tonnellate all’anno. Numeri che per un cinquantennio hanno consegnato alla penisola il secondo posto a livello mondiale dopo la Russia nella produzione di biomassa.
Questo quadro era giustificato dagli impieghi e dai vasti utilizzi della cannabis selezionata per la fibra tessile. Con la canapa si potevano realizzare tessuti molto resistenti, ideali per costruire reti, corde e vele. Come quelle utilizzate dalla Marina Militare, la cui richiesta di vele, sin dalla seconda metà del 1800, era in forte crescita.
Nel nostro paese però era radicata anche la tradizione di sfruttare la canapa per l’utilizzo quotidiano. Prodotti tessili in canapa anche ad uso domestico, come tende, lenzuola o tovaglie, sono ancora in qualche cassetto delle nostre case, vista la loro resistenza nel tempo. Le tovaglie, soprattutto quelle decorate con stampi di rame nei caratteristici colori ruggine e verde, sono oggetti di artigianato ancora oggi in produzione in alcune regioni.
Stando ai dati, nel 1910 solo in Emilia Romagna si coltivava canapa su 45 mila ettari di terreno. Un altro importante centro di produzione è stato Carmagnola, in Piemonte, in provincia di Torino. Indispensabile per la Marina Militare, per la fornitura di vele e gomene, Carmagnola diventò non solo centro di coltivazione della canapa tessile, ma anche di lavorazione e commercio per l’esportazione.
Non si può infine non citare la città di Frattamaggiore in provincia di Napoli, il simbolo della produzione nel Sud Italia. Qui, già a partire dal IX secolo, si coltivava canapa per produrre funi per barche. Secondo i racconti popolari arrivati fino a noi, le cime per le tre caravelle di Cristoforo Colombo approdate in America erano in canapa e furono realizzate proprio nella cittadina campana.
Il momento di massimo splendore per la canapa italiana si è toccato dopo l’unità d’Italia, quando venne liberalizzato il commercio e l’esportazione verso Francia, Spagna, Germania e America.
Dopo la seconda guerra mondiale, la canapa in Italia ha subito un forte declino e un’inarrestabile perdita di importanza. L’arrivo delle fibre sintetiche e l’iscrizione della pianta nel registro degli stupefacenti, con il conseguente inasprimento delle normative per la sua coltivazione, hanno di fatto sancito la fine della coltivazione della canapa nel nostro paese. Dai 105.000 ettari del 1943 si è passati a soli 1.000 ettari nel 1970.
Coltivazione Canapa: la Rinascita della Filiera
Con il passare degli anni si è ricominciato a parlare di canapa da fibra, o meglio, di canapa industriale. Infatti esistono differenti varietà a seconda della parte che si vuole ottenere. La fibra è sicuramente una delle parti maggiormente utilizzate, ma non l’unica. Si coltiva canapa per ottenere:
- steli – che contengono fibra e canapulo, biomassa cellolosica;
- semi – che contengono olio e acidi grassi omega-3 e omega-6;
- foglie e cime fiorite – che contengono olio, resine e cannabinoidi;
Con la ripresa degli studi scientifici sulla canapa, si sono tornati a vedere vecchi e nuovi utilizzi della canapa: mangime per animali – in particolare pennuti, cosmetici, alimenti salutari, materiali per la bioedilizia.
Poi, a partire dalla fine degli anni ‘80 qualcosa è iniziato a cambiare anche livello normativo.
Le Leggi sulla Coltivazione della Canapa
Il Regolamento CEE 1245 del maggio 1989 aveva previsto l’erogazione di un contributo pari a lire 1.300.000 per ettaro a chi coltivava canapa. La legge comunitaria però stava andando in contrasto con una legge nazionale, il DPR emesso in italia nel 1990, col nome di “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti“, che vietava la coltivazione della cannabis indica. Nel mezzo restava un vuoto normativo per la coltivazione di cannabis sativa.
Una prima svolta alla fine è arrivata nel 2000, con due regolamenti che validavano il meccanismo delle sovvenzioni europee. Le autorità italiane era tenute ad adeguarsi alle regole comunitarie. Così, si sono rivisti nuovi tentativi di rinascita della coltura: 290 ettari nel 2002, 857 ettari nel 2003, 1.000 ettari nel 2004.
Ciò che recentemente ha fatto scattare la nuova corsa alla canapa in Italia è stata la Legge 242/2016, che ha reso legale la produzione di canapa per la vendita di prodotti che contengono THC fino e non oltre lo 0,2%. E la Legge
Questa decisione, attesa per anni, ha aperto nuovi scenari. Secondo i dati più recenti che abbiamo a disposizione oggi, in Italia ci sono almeno 4 mila ettari di campi in cui si coltiva canapa, ben 10 volte di più di quanto si faceva nel 2013.
Il Tavolo di Filiera della Canapa in Italia
Un ulteriore segnale di vicinanza al settore da parte della politica è stato registrato proprio alla fine del 2020, con l’istituzione del Tavolo di Filiera della Canapa presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Un gruppo di lavoro composto da 48 membri (in cui saranno coinvolti, oltre ai ministeri dell’Interno, Salute, Difesa, Sviluppo economico e Ambiente, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le organizzazioni agricole, le associazioni di categoria e le università). Membri che rimarranno in carica per tre anni con l’obiettivo di ridare lustro al settore della canapa, discutere e affrontare le questioni più dibattute, trovare soluzioni per sostenere e incentivare la filiera. Uno sforzo congiunto per creare nuovi posti di lavoro e rendere più competitive le imprese del territorio.
Gli Utilizzi della Canapa Industriale
Dire che la canapa sia una pianta dalle mille risorse non è un eufemismo. Per alcuni potrà sembrare esagerato, ma noi siamo qui per dimostrarlo. Sono davvero tanti i settori in cui è possibile un suo impiego.
Coltivazione Canapa Alimentare
La parte della pianta interessata per il consumo alimentare riguarda principalmente i semi. Nella cultura indiana, e in particolar modo nell’Ayurveda, i semi di canapa sono basilari. E finalmente oggi in occidente si è arrivati a considerarli uno degli alimenti più completi esistenti. Hanno un contenuto di proteine pari al 20-25% e presentano tutti e 9 gli aminoacidi essenziali. Contengono anche gli acidi linoleico omega-6 e alfalinoleico omega-3, acidi grassi essenziali presenti nel rapporto dell’OMS che contiene le raccomandazioni circa la salute a livello cardiovascolare. I semi possono essere consumati in aggiunta allo yogurt, in minestre, zuppe, inseriti in preparazioni con la farina. In alternativa è presente in commercio anche l’olio di semi di canapa, ricavato dalla spremitura dei semi freschi, utilizzabile come condimento rigorosamente a crudo.
Canapa Proprietà Cosmetiche
La presenza, nel rapporto ideale, degli acidi grassi sopracitati, rende l’olio di canapa una risorsa anche per il settore cosmetico. Le sostanze presenti al suo interno gli donano infatti proprietà elasticizzanti e tonificanti per la pelle, ma anche antinfiammatorie e rigeneranti. L’olio di canapa viene anche impiegato per i trattamenti anti età, perché è in grado di contrastare la formazione dei radicali liberi.
Canapa Tessile
All’interno del settore della canapa industriale, quello della canapa tessile è uno dei più grandi comparti. Dalla canapa si può ricavare una fibra utile per la produzione di abbigliamento, corde, complementi d’arredo. Se in passato la fibra vegetale di questa pianta veniva usata soprattutto per corde, reti e vele per le imbarcazioni, oggi è sfruttata per la realizzazione di biancheria, tappeti, tende, materassi e poltrone. Grazie alla sua conformazione cava, la canapa rimane fresca d’estate e calda d’inverno, per cui è ideale per l’abbigliamento. Se parliamo infine di sostenibilità ambientale, la sfida tra canapa e cotone non sussiste nemmeno: la coltivazione del cotone, pur occupando solo il 3% dei terreni agricoli di tutto il mondo, richiede il 25% del totale dei pesticidi utilizzati a livello globale. Per quanto riguarda l’acqua invece, il cotone ne richiede il doppio rispetto a quella che serve per la canapa.
La Carta di Canapa
Oggi solo il 5% della carta viene prodotta con la canapa, ma in passato sulla carta ricavata da questa pianta sono stati stampati documenti storici. Documenti come la Bibbia di Gutenberg, la Costituzione Americana e quella Francese. Tornare a utilizzare la canapa per la carta sarebbe un toccasana per il nostro pianeta, basti pensare che un ettaro di canapa rende la stessa cellulosa prodotta da quattro ettari di foresta. Inoltre, la canapa è una pianta annuale, mentre gli alberi impiegano decenni per crescere. Senza dimenticare che, per sbiancare la carta ottenuta dagli alberi sono necessari composti chimici dannosi per l’ambiente. Al contrario la carta che si ottiene dalla fibra e dal legno di canapa è subito utilizzabile.
Impieghi in Bioedilizia
Coltivare canapa per bioedilizia è uno dei business più ecosostenibili. Una delle ultime innovazioni in campo di edilizia sostenibile è il biomattone, realizzato con un cemento di canapa e calce, in grado di catturare l’anidride carbonica. Oltre ad assorbire le emissioni di CO2, scegliere questo particolare materiale significa garantire alla propria abitazione un efficiente isolamento termico e acustico. Durante la fabbricazione, i mattoni in canapa e calce richiedono un basso consumo di energia. Il prodotto finale è un mattone resistente a fuoco, gelo e anche agli attacchi di insetti e roditori. Inoltre, in caso di incendio i mattoni in canapa non rilasciano fumi tossici di nessun tipo, sono riciclabili e totalmente biodegradabili.
I Bio-Carburanti ricavati dalla Canapa
La canapa è considerata ideale per la produzione di carburante di origine naturale, come ad esempio il bio-diesel, ottenuto con l’olio che si ricava dalla spremitura dei semi di canapa. Con i gambi fermentati e altri residui della pianta si può invece ottenere etanolo o metanolo. Il bio-diesel di canapa, che può essere il sostituto parziale o integrale dei gasoli oggi utilizzati, è di fatto l’unico carburante alternativo che rispetta i principi di combustione tradizionali. Per utilizzarlo infatti non sono necessarie modifiche ai mezzi attualmente in circolazione, inoltre è totalmente biodegradabile e molto più sicuro da trasportare.
Coltivazione Canapa in Italia: la legge Italiana e i Guadagni possibili
In Italia la coltivazione della canapa fa riferimento a due regimi normativi differenti.
Il primo fa fede al Testo Unico Stupefacenti (DPR 309/1990) che identifica la canapa pianta da droga, a prescindere dai valori di THC presenti in fiori, foglie, oli e resine, a eccezione di quella “coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali consentiti dalla normativa dell’Unione Europea”.
Questa definizione ha causato non poca confusione, generando interpretazioni in contrasto tra loro all’interno della Magistratura e degli stessi Ministeri. Le richieste di chiarezza da parte di agricoltori e produttori sono state accolte nel dicembre 2020, grazie alla storica decisione da parte dell’ONU di rimuovere la pianta dalla lista delle sostanze stupefacenti.
La decisione ha fatto tirare un profondo sospiro di sollievo ad un intero settore. D’ora in avanti sarà possibile sfruttare in ambito industriale tutte le parti della pianta di canapa – dai fiori alle foglie, passando per le resine, senza incorrere in rischi penali. A patto che il contenuto di THC sia inferiore allo 0,2%, e rispettando le normative dei settori di impiego.
Il secondo punto invece è quello definito dalla Legge 242/2016 – “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Riassumendo gli articoli del provvedimento, sono tre i fattori da tenere in considerazione se si vuole coltivare canapa in Italia.
Varietà di canapa industriale certificate
In Italia si possono coltivare solamente quelle varietà incluse nel Registro Europeo delle Sementi elette: in realtà non tutte sono disponibili sul mercato, ma per tutte vale la stessa regola. Le sementi devono essere certificate dall’Ente Nazionale preposto – in Italia è il CREA, che dipende dal Ministero delle Politiche Agricole.
È molto importante che i coltivatori conservino tutti i documenti d’acquisto dei semi (etichette, scontrini, fatture, ricevute) per 12 mesi, in modo di confermare la provenienza in caso di eventuali controlli.
Contenuto di THC ammesso per la canapa industriale
Il livello di THC presente nelle piante di canapa industriale deve essere compreso tra lo 0,2% e lo 0,6%.
Finalità delle piantagioni di Canapa Industriale
Anche se non è specificata la quantità massima, è possibile detenere piantagioni anche di grandi dimensioni, se a scopo industriale per:
- alimenti e cosmetici;
- semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti, per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico;
- materiale destinato alla pratica del sovescio;
- materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia;
- materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati;
- coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative, nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati;
- coltivazioni destinate al florovivaismo.
Requisiti, semi e terreno ideale: ecco come coltivare canapa in Italia
Se questo articolo ha rafforzato la tua intenzione di iniziare a coltivare canapa industriale, ci sono alcune cose importanti che devi sapere. Dando per scontato di rispettare i fattori legislativi di cui abbiamo parlato, il coltivatore può iniziare la sua coltivazione senza farlo presente alle autorità, a differenza di quanto succedeva prima della legge 242/2016.
Scegliere le sementi è fondamentale e se non sai da dove iniziare. Tutto dipende da cosa vuoi ottenere e dalle condizioni climatiche della tua zona.
Le varietà di canapa industriale che si trovano facilmente sul mercato si possono in dioiche e monoiche. Le dioiche generano piante maschili e piante femminili: dopo la fioritura i maschi seccano e muoiono, mentre le femmine (solitamente i 2/3 della coltivazione), portano a maturazione i semi.
Le monoiche sono piante ermafrodite durante la crescita tirano fuori entrambi i caratteri, riuscendo dunque a far nascere fiori maschili e femminili sulla stessa pianta.
Se l’obiettivo della coltivazione è raccogliere gli steli, per ottenerne fibra e canapulo, oppure biomassa cellulosica, allora bisogna optare su varietà dioiche come la Carmagnola, la Fibranova o la Tiborszallasi.
Varietà di Canapa Industriale
Fibranova: è una varietà italiana dioica, molto apprezzata per l’elevata resa in fibra. Questa cultivar è stata sviluppata negli anni ’50 da un incrocio con la Carmagnola e l’Eletta Campana. La pianta si adatta a diversi ambienti e cresce rigogliosa, di un colore verde brillante. Il colore dei fiori tende al violaceo, mentre il profumo, decisamente intenso, gli è conferito dai numerosi terpeni presenti. Viene coltivata in molte zone dell’Europa centro meridionale, con i raccolti destinati principalmente all’industria tessile o edile.
Carmagnola: varietà dioica che prende il nome dal comune piemontese in cui è diventata una risorsa per l’economia locale sin dal 1800. Questa pianta si distingue per la capacità di raggiungere grandi altezze (anche sopra i 3 metri), presentando un fogliame compatto e di colore verde acceso. Viene coltivata principalmente per produrre biomassa, per isolanti termici, tessuti e nella bioedilizia.
Tiborszallasi: di origine ungherese, prende infatti il nome dalla zona di provenienza. Le piante di questa specie, dal fogliame decisamente folto, risultano molto resinose e profumate in quanto ricche di terpeni. Possono crescere anche fino ai 3 metri e mezzo di altezza, per questo sono principalmente impiegate la produzione di biomassa, fibra e olio di canapa.
Quale Terreno per Coltivare la Canapa
Oltre alla scelta delle sementi, un aspetto a dir poco cruciale nel processo di coltivazione della canapa è rappresentato dal terreno. Non tutti i tipi sono adatti: premesso che la scelta di un terreno ottimale deve tener conto di molti fattori – varietà della canapa e clima in primis, ci sono alcune caratteristiche che è bene sempre ritrovare.
La canapa preferisce un terreno che in gergo viene definito di medio impasto. Un terreno composto cioè da sabbia, limo e argilla in porzioni equilibrate tra loro. Questo perché una struttura poco densa permette all’ossigeno di raggiungere più facilmente le radici della pianta di canapa.
Il terreno dovrebbe avere anche buone capacità drenanti ma, allo stesso tempo, dev’essere in grado di trattenere l’acqua. Ultimo, ma non per ultimo, è molto importante anche il valore del pH: un terreno ottimale per la coltivazione della canapa ha un pH 6.0, o comunque compreso tra 5.8 e 6.3. Con valori diversi la resa sarà peggiore o, in casi di distanza ancora più significativa, potrebbe causare la morte delle piante.
Coltivare Canapa in Italia: Incentivi e Agevolazioni Fiscali
Coltivare canapa industriale in Italia può essere davvero una buona idea. Rispetto ad altre attività, il regime fiscale è molto conveniente. Al di sotto dei 7.000 euro annui si entra in regime di esonero dell’IVA. Al di sopra di quella soglia, il regime è comunque vantaggioso: non si può detrarre l’IVA sugli acquisti ma il versamento è limitato sulle vendite.
Interessanti anche gli incentivi a disposizione dei coltivatori, come specificato dall’articolo 6 della legge 242. Per velocizzare la crescita del settore le aziende hanno a disposizione incentivi annuali fino a 700.000 euro, non soltanto finalizzati alla crescita dal punto di vista produttivo ma anche per il miglioramento delle strutture di trasformazione dei prodotti.
Inoltre c’è da considerare l’impatto delle leggi che incentivano l’avvio di aziende agricole. Dal 2018 chi avvia un’azienda agricola ha diritto a tre anni di esenzione dai contributi, che scendono al 65% e al 50% negli anni successivi. Senza dimenticare che la cannabis sativa è registrata tra le coltivazioni agricole innovative, ed è quindi possibile usufruire di ulteriori vantaggi fiscali e finanziamenti, iscrivendosi al registro delle start up.