Essicazione cannabis barattolo vetro

Come si fa seccare la cannabis

L’essiccazione della cannabis è uno degli aspetti tanto sottovalutati quanto importanti nella coltivazione di questa pianta. Si tratta di un passaggio che avviene dopo la raccolta, ma è fondamentale per ottenere infiorescenza di alta qualità. Imparare come si fa seccare la cannabis non è un gioco da ragazzi.

Ci sono infatti moltissimi aspetti da tenere in considerazione prima di scegliere come e per quanto tempo seccare l’erba. Inoltre, per ottenere un prodotto integro e dalle caratteristiche uniformi, nella fase finale del processo si può effettuare anche la concia delle piantine. In questo modo saremo in grado di mantenere nel tempo intatte le proprietà organolettiche.

Seguendo alla lettera i consigli del nostro grower Roberto, in questo articolo andiamo a spiegare i passaggi indispensabili per un’essiccazione e una concia perfette. Passeremo poi in rassegna alcuni metodi alternativi per capire meglio come questi procedimenti incidono nell’economia del risultato finale.

Conciare e seccare cannabis: l’importanza di questi processi

Quando la cannabis comincia a seccare, molti dei cannabinoidi subiscono un processo di trasformazione e di maturazione. Questo passaggio ne aumenta la concentrazione e, dunque, la disponibilità.

In questa fase le cime possono migliorare nell’odore e affinare il proprio profilo terpenico, ma anche perderlo quasi del tutto. Un processo di essiccazione sbagliato dunque può compromettere anche semi di altissima qualità, vanificando il lavoro di mesi!

In termini di qualità delle infiorescenze, l’essiccazione e la concia rappresentano il passaggio più importante sia per la cannabis light che per la cannabis normale. Se parliamo di marijuana con tetraidrocannabinolo, attraverso l’essiccazione della cannabis il THC si converte dalla forma non psicoattiva a quella psicoattiva. La cannabis verde e fresca, appena raccolta, non ha la stessa concentrazione di THC di quella essiccata.

Seccare cannabis: cosa avviene

L’obiettivo principale del processo di essiccazione e concia è quello di ridurre l’acqua presente nei bud di cannabis. In linea di massima, al momento della raccolta la cannabis ha una percentuale di acqua all’interno delle sue cellule compresa tra il 70% e l’80%. Alla fine del processo dobbiamo arrivare ad avere un contenuto idrico pari al 10-15%. Non di più né di meno. Se il bud di erba infatti risulta troppo secco, perde parte delle sue caratteristiche.

I primi giorni incidono proprio sulla potenza: i liquidi vengono espulsi dal fiore in modo uniforme e tutto il THC presente diventa psicoattivo. Talvolta, a seconda della grandezza e della ‘pienezza’ dei bud, un singolo ciclo di essiccazione della cannabis può non essere sufficiente. In questi casi, per disperdere i liquidi in eccesso presenti nelle cime, si effettuano più cicli. Questi liquidi infatti influenzano il sapore e la può essere necessario un secondo passaggio nell’essiccatore di marijuana.

La concia, da alcuni chiamata stagionatura, è l’ultima fase del processo. Consente alle infiorescenze di trovare il giusto equilibrio e continuare a seccare lentamente, migliorando nella qualità. La concia serve proprio a eliminare l’umidità residua, consentendo al fiore di seccare in modo omogeneo e convertire i vari cannabinoidi in un formato ‘maturo’.

Essiccazione cannabis: il processo spiegato nei dettagli

Molti credono che seccare cannabis sia soltanto questione di ventilazione. Sicuramente è vero che una ventilazione costante è fondamentale alla buona riuscita di questo processo. Ma ci sono tantissimi altri fattori da tenere in considerazione: la temperatura, il livello di umidità, il ricircolo dell’aria esterna.

Le temperature ideali per l’essiccazione e la concia sono comprese tra i 15 C° e i 22 C°, con un livello di umidità pari al 40/50%. Quando si esce da questi parametri, per velocizzare il processo, si finisce spesso per combinare dei guai. L’essiccazione rapida della cannabis infatti è un processo sbagliato, che finisce per compromettere la qualità del prodotto finale. A livello industriale l’essiccazione rapida è tuttavia un metodo molto utilizzato, perché fa risparmiare tempo e denaro. I coltivatori di canapa utilizzano grandi essiccatori per due ragioni fondamentali: non rischiare di perdere il raccolto nel caso di piogge improvvise in coltivazioni in campo aperto; trasformare la biomassa floreale e poterla immettere sul mercato nel più breve tempo possibile.

Seccare cannabis alle stesse temperature del tabacco trattato (dai 35 C° ai 45 C°) distrugge parte del patrimonio terpenico e asciuga la canapa troppo velocemente.

Metodo di Essicazione lento della Cannabis: i passaggi

L’essiccazione lenta di fatto inizia con la raccolta. Dopo il taglio della pianta a fine maturazione, è necessario porre i bud – le cime fiorite, a testa in giù per una o due settimane.

Per i primi 3 o 4 giorni la pianta è ancora viva. Nei successivi, morendo, rilascia la clorofilla, una componente particolarmente amara. Un’asciugatura rapida quindi non è consigliata.

Altri fattori da tenere in considerazione durante l’essiccazione riguardano:

  • Temperatura: la temperatura ideale per chi punta alla qualità è di 17° o 18° massimo. Poiché i primi terpeni esalano dai 18° ai 20°, mantenersi su queste temperature è essenziale per ottenere profumi unici.
  • Luce/buio: I locali adibiti ad essiccatoio devono essere relativamente privi di luce esterna, perché la luce, in particolare i raggi del sole, altera(Degrada) i cannabinoidi.
  • Umidità: nei primi 3 giorni del processo, il livello di umidità deve aggirarsi intorno al 50%. A partire dal quarto giorno dovrebbe salire fino al 60%, sempre con l’obiettivo di rallentare il processo di essiccazione.
  • Ricircolo d’aria: il ricircolo è una componente indispensabile, che si può ottenere utilizzando un sistema di ventilazione artificiale – un ventilatore elettrico. La cosa importante però è non puntare direttamente il dispositivo verso i bud, perché ciò potrebbe causare una essiccatura non uniforme. L’aria deve arrivare sulle cime fiorite ‘di rimbalzo’, indirettamente.

Quando termina il processo di essiccazione?

Per capire se il processo è giunto al termine, si può fare la prova dello stelo: se lo stelo in corrispondenza del ramo che regge i bud si spezza facilmente significa che i bud sono secchi al punto giusto. Se invece si piega, la cima ha bisogno di più tempo.

In questa fase è importante non avere fretta: la struttura chimica della pianta inizia a mutare, la clorofilla evapora e bisogna lasciare tempo ai pigmenti di abbandonare i germogli.

Concia cannabis: come funziona?

La concia è il passaggio immediatamente successivo, la fase finale dell’essiccazione, che consente ai cimi di avere la giusta stagionatura e di mantenerla nel tempo. La concia della cannabis viene effettuata in secchi o contenitori di vetro ermeticamente sigillati, in cui viene fatta circolare l’aria a una temperatura e ad una percentuale di umidità opportunamente controllate.

Questo passaggio consente ai fiori di espellere tutti i liquidi in eccesso, far degradare i residui di clorofilla e portare cannabinoidi e terpeni a una maturazione ottimale.

La clorofilla infatti, una sostanza indispensabile per la vita di tutte le piante, contiene magnesio. Il magnesio rende meno gradevole l’odore della cannabis. Durante la concia invece i residui minerali vengono rimossi dalle parti vegetali, migliorando di conseguenza la resa del prodotto.

Inoltre, la concia della cannabis dà la possibilità di controllare con estrema precisione il tasso di umidità. Durante l’essiccazione l’acqua viene eliminata, ma una cima eccessivamente essiccata può perdere i suoi caratteristici aromi.

Concia cannabis in vetro: come funziona

Le cime vanno inserite delicatamente nel barattolo fino a circa un 75% della sua massima capienza: questo perché è molto importante lasciare un po’ di spazio per l’aria. A seconda del quantitativo da essiccare bisogna dunque dotarsi di barattoli adeguati. Una volta inseriti i cimi, si può fare un test per vedere il grado di umidità presente all’interno.

Se, scuotendo il barattolo le cime si muovono liberamente, allora vuole dire che i bud di erba sono essiccati al punto giusto. Se invece i bud si raggruppano e rimangono attaccati l’uno all’altro, significa che è necessario asciugarli ulteriormente.

L’umidità all’interno dei barattoli non deve mai superare il 40/50%. Per esserne certi, l’unica maniera è inserire all’interno un piccolo igrometro, un particolare dispositivo che misura proprio l’umidità e che si acquista facilmente anche sul web.

Nei primi giorni le cime vanno controllate di frequente, almeno un paio di volte al giorno, per controllare che non si verifichi la formazione di muffe. Bisogna inoltre aprire i barattoli un paio di minuti per far prendere aria fresca. Questo passaggio è essenziale all’inizio – se non si è in grado di effettuarlo almeno due volte al giorno, è bene utilizzare un altro metodo. Altrimenti si rischierà di far andare a male, buttare via, i bud.

L’igrometro va tenuto sempre sotto controllo: se il livello di umidità resta intorno al 40/50% è tutto ok. Se aumenta, il consiglio è quello di tenere aperti i barattoli per circa tre ore, così da favorire la fuoriuscita di tutta l’umidità in eccesso. Se invece l’umidità fosse più bassa, bisogna tener chiusi i barattoli più a lungo senza far respirare le cime.

Questi passaggi vanno ripetuti almeno una volta ogni due giorni per non meno di due settimane: se tutto è andato come doveva, nel giro di tre settimane le cime saranno perfettamente conciate e pronte per l’assaggio. Una volta pronti, i barattoli vanno conservati in un luogo fresco e al riparo dalla luce. Una buona soluzione può essere rappresentata da un armadio. Oppure, ancora meglio una stanza dedicata alla conservazione che deve mantenere una temperatura compresa tra i 18 C° e i 21 C°.

 Dopo l’essiccazione: la conservazione nel vetro

Appena la marijuana è secca, le infiorescenze vanno inserite in barattoli o contenitori facilmente chiudibili. Durante le prime settimane i barattoli vanno aperti ogni tanto per essere ventilati. Non tutti i materiali sono adatti: il vetro o l’inox secondo noi rappresenta la migliore opzione, mentre la plastica andrebbe evitata.

Anche la grandezza del barattolo è importante: quando è troppo grande o le cime inserite sono troppe, si possono creare le condizioni ideali per lo sviluppo delle muffe. Tuttavia, anche i contenitori piccoli possono risultare scomodi, quindi la scelta deve ricadere su barattoli di medie dimensioni.