Nel nostro paese è in commercio solamente dal 2017, dall’entrata in vigore della Legge 242/2016. Eppure la Cannabis Light, o erba legale che dir si voglia, quella che non produce alcun effetto psicotropo, in due anni ha innescato un giro d’affari di circa 200 milioni di euro. Un mercato in continua crescita, che sembra aver sentito solo in maniera ridotta i drammatici effetti che il Covid ha avuto sulla maggior parte dei settori industriali.
CBD legale Italia: i numeri del mercato della canapa
In Italia sono pochi i mercati che negli ultimi anni hanno registrato un incremento significativo degli scambi e del fatturato: quello della canapa, che include il segmento del CBD legale prodotto in Italia è uno di questi.
L’apertura del primo CBD shop italiano
Il primo CBD shop in Italia ha aperto i battenti nel 2017, è vero. Ma la filiera della canapa era già esistente nel Belpaese. Si coltivava canapa per ricavarne fibra tessile, mangime per animali, cosmetici, alimenti salutari come l’olio di semi di cannabis, ricco di omega-3. Poi, con l’entrata in vigore della Legge 242/2016, il boom. In soli cinque anni i terreni coltivati a canapa sono decuplicati. Come riporta Coldiretti, siamo passati dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4mila ettari del 2018. Gli investimenti per le nuove colture hanno coinvolto diverse regioni italiane. Al sud e nelle isole il maggiore aumento di superficie coltivata si è avuto tra Sardegna, Puglia, Basilicata e Sicilia. Invece al nord sono Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia le regioni più intraprendenti nella nuova ‘economia verde’. Numeri che fanno ben sperare ma che sono comunque ancora ben distanti da quei 100mila ettari a canapa che negli anni ’40 facevano dell’Italia il secondo maggior produttore mondiale dopo l’Unione Sovietica. Una prestigiosa medaglia d’argento svanita dopo la messa al bando della cannabis. Con l’arrivo delle fibre sintetiche e l’iscrizione della pianta registro degli stupefacenti, che di fatto hanno determinato l’abbandono delle coltivazioni.
CBD shop Italia: le aziende agricole e di trasformazione dietro ai negozi
I primi CBD shop in Italia sono stati aperti tra il gennaio il febbraio 2017. Ben presto la richiesta di CBD in Italia è aumentata e il Belpaese ha riscoperto il business della canapa. Negli ultimi anni da nord a sud della penisola sono nate circa 800 aziende agricole e 1.500 nuove aziende specializzate nella trasformazione dei derivati dell’erba legale. Si parla nel complesso di un settore che coinvolge almeno 10 mila lavoratori. E l’impatto occupazionale della filiera del CBD italiano non è destinato a calare. Quando il governo si deciderà finalmente a normare il settore, anche gli ambiti occupazionali potranno crescere.
L’impatto della cannabis light sul commercio illegale
Proprio così, per quanto la cannabis light sia legale per usi tecnici, in Italia manca una norma chiara in merito alla commercializzazione. Stando ad alcune ricerche scientifiche, il CBD italiano sarebbe anche un vero e proprio antidoto contro il traffico illegale della cannabis ad elevato contenuto di THC. Stando ai dati emersi da una ricerca condotta da tre studiosi italiani, Vincenzo Carrieri, Leonardo Madio e Francesco Principe, il boom della cannabis light ha letteralmente contrastato il consumo della cannabis con THC.
Analizzando il periodo compreso tra maggio 2017 e febbraio 2018, i ricercatori hanno scoperto che le coltivazioni clandestine si sono ridotte del 33%, mentre il commercio illecito è calato dell’8%. Non solo: i sequestri di sostanze non consentite dalle legge sono calati del 14% ogni mese, mentre gli arresti per crimini legati alla cannabis illegale sono diminuiti del 3%.
CBD Shop Italia: le prospettive
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a scene di ogni sorta. Negozi di cannabis CBD aperti, poi chiusi forzatamente, poi riaperti. Cime fiorite seccate e regolarmente stoccate dagli agricoltori che vengono sequestrate dalle forze dell’ordine con la ‘scusa’ dell’ingente quantitativo.
Da qualunque prospettiva la si veda, il potenziale di questo mercato è davvero molto interessante. La scienza ha già da tempo detto la sua: il CBD non è una sostanza stupefacente, ma terapeutica. La politica europea sta cercando di trovare una quadra a livello normativo.
Il CBD italiano in Europa
In particolare è stata la Corte Europea a intervenire in merito alla commercializzazione di una sigaretta elettronica all’olio di cannabidiolo, che la legge francese aveva vietato.
La corte ha stabilito che il CBD non è un narcotico, in quanto “non ha alcun effetto psicotropo o dannoso sulla salute umana“. Così la Corte Europea lo scorso 20 novembre ha stabilito che nessuno stato membro possa vietarne la commercializzazione. Nemmeno è possibile bloccare CBD europeo, cioè CBD prodotto in un altro stato membro.
Stando ai numeri messi insieme da Prohibition Partners nel report europeo sulla cannabis, quello italiano è uno dei mercati più promettenti. Perché l’Italia è luogo di sole, acqua, aria buona e terreno fertile. Terra di eccellenza nelle produzioni agricole.
Stando alle stime, entro il 2028 il fatturato dell’intero indotto dei CBD shop Italia potrebbe toccare quota 40 miliardi di euro, di cui più della metà provenienti dalla cannabis coltivata su larga scala e almeno 7 miliardi derivati da utilizzi terapeutici.
Considerando che l’intera filiera potrà essere tassata, si tratta di una vera e propria boccata di ossigeno per le casse dello stato e soprattutto per la situazione occupazionale.
CBD legale Europa: un mercato pronto ad esplodere
Secondo le ricerche effettuate da Prohibition Partners, già alla fine del 2018 il mercato europeo della cannabis valeva 500 milioni di euro. Questo è niente rispetto a quello che potrebbe accadere nei prossimi anni. Il mercato della cannabis potrebbe infatti arrivare a un valore di 123 miliardi di euro entro il 2028: 58 miliardi derivati dal settore medico-farmaceutico, 65 miliardi provenienti dall’utilizzo ricreativo.
I numeri della previsione riguardano principalmente il commercio di prodotti a base di THC. Ad ogni modo secondo i dati raccolti dall’associazione europea canapa industriale, il mercato continentale del CBD per uso farmaceutico avrebbe già raggiunto un valore di 2 miliardi di euro.
Sempre secondo Prohibition Partners, nei prossimi cinque anni il mercato europeo diventerà il più grande del mondo. Soprattutto perché diversi stati stanno per approvare o promuovere leggi a favore della liberalizzazione della cannabis. Vediamo allora la situazione attuale nei principali paesi europei.
- Olanda: conosciuto in tutto il mondo come il paese dei coffee shop, lOlanda è stata la prima nazione (la legge risale addirittura al 1° gennaio 2001) a consentire il consumo di cannabis. La tolleranza però è limitata: si può consumare all’interno dei coffee shop. All’esterno il consumo e la detenzione di quantità superiori ai 5 grammi sono considerati reato.
- Spagna: la Spagna nei primi anni 2000 è possibile coltivare a scopo personale e in modo collettivo (nei cosiddetti Cannabis Social Club). Il consumo è consentito in luoghi privati.
- Portogallo: è consentito il possesso, la compravendita è considerata reato.
- Germania: l’uso e il consumo di cannabis light (THC sotto lo 0,2%) è depenalizzato. fino a Così come il possesso fino a 10 grammi. Per la cannabis con THC è legale l’uso per scopi terapeutici con prescrizione medica.
- Regno Unito: consentito l’utilizzo con prescrizione medica per il trattamento di alcune patologie (no copertura sanitaria). Illegale il consumo a scopo ricreativo, ma il reato può essere soggetto soltanto ad una sanzione amministrativa.
- Repubblica Ceca: è consentito possedere fino a 15 grammi, così come coltivare la pianta per uso personale. Vietata la vendita, è legale il consumo per fini terapeutici.
- Danimarca: legale l’uso per scopi terapeutici, è invece illegale per uso ricreativo. Esistono però zone come Christiania, il quartiere parzialmente autogovernato di Copenaghen, dove viene tollerato il consumo e la vendita.
- Svezia, Romania, Russia: illegale. Ma nel paese sovietico il possesso fino a 6 grammi è depenalizzato.
- Francia: totalmente illegale, per il consumatore sono previste pene fino a un anno di carcere, anche se il Ministero della giustizia invita a non avviare procedimenti penali contro consumatori occasionali.
Stati Uniti: il business della cannabis vale già 15 miliardi di dollari
Se c’è un paese che forse più di tutti sta sfruttando a pieno il potenziale di questo mercato, sono gli Stati Uniti. Secondo le stime pubblicate nell’edizione 2020 del Marijuana Business Factbook, le vendite al dettaglio di cannabis terapeutica e ricreativa negli Stati Uniti supereranno i 15 miliardi di dollari entro la fine di quest’anno, un aumento di circa il 40% rispetto ai dati di vendita del 2019.
Una poderosa crescita dovuta anche all’ingresso nel mercato di stati come Florida, Maryland, Pennsylvania e Oklahoma, a cui proprio nel novembre 2020 si sono aggiunti New Jersey, Arizona, Montana, Mississippi e South Dakota.
In vetta alla classifica degli stati c’è la California, che nel 2019 ha registrato 3 miliardi di dollari di giro d’affari collegato alla cannabis legale. Addirittura si prevede che l’industria ricreativa dell’erba legale in California migliorerà nei prossimi anni, poiché le aziende si adatteranno all’ambiente normativo e più comuni consentiranno a queste attività di operare nelle loro giurisdizioni.
A livello generale invece, sempre secondo le proiezioni esclusive dell’ultimo Factbook, le vendite totali negli Stati Uniti potrebbero salire fino a $ 37 miliardi entro la fine del 2024.