Nel 2021 il Marocco è un paese fortemente diviso dal punto di vista politico ed economico. La produzione di cannabis resta uno dei comparti trainanti dell’intero PIL nazionale. Ma ad oggi la coltivazione di erba, da cui principalmente si ricava hashish, non è ancora regolamentata ufficialmente, ma soltanto tollerata dalla monarchia e dalle forze dell’ordine.
La produzione di cannabis in Marocco: storia e riferimenti geografici
Le prime tracce della coltivazione di cannabis in Marocco risalgono al quattordicesimo secolo. Oggi come allora, le piantagioni si concentrano a nord del paese, nelle montagne del Rif, la regione che da Tangeri si estende fino alla valle del fiume Moulouya, non distante con la frontiera algerina. Qui l’escursione termica tra notte e giorno garantisce un microclima ideale per questa pianta, in grado di produrre alti quantitativi di resina. A più riprese nel corso dei secoli l’establishment marocchino più vicino alle istituzioni religiose ha cercato di vietare completamente questa coltura. Ma i contadini del Rif si sono sempre ribellati (nel medioevo come nel 1954), arrivando anche a prendere le armi per difendere il loro lavoro.
Ad oggi il Marocco insieme all’Afghanistan è uno dei più grandi produttori di cannabis al mondo. Nel Rif, sono oltre i 400 milioni gli ettari coltivati a cannabis, e circa 750.000 i kg di Kif (hashish) prodotte ogni anno. La domanda in arrivo dall’Europa è in crescita nel corso dell’ultimo decennio e molti agricoltori marocchini che fino a ieri seminavano grano, miglio e legumi, hanno deciso di passare alla cannabis. Ad Amsterdam, gran parte dell’hashish legale in vendita nei coffe shop, proviene dal Marocco.
Le contraddizioni del Marocco verso una svolta?
Questa situazione è una delle tante contraddizioni del Marocco. Una nazione che da una parte vorrebbe essere tra le più progressiste all’interno del continente africano e del mondo islamico. Dall’altra risulta ancora troppo legata all’identità di un passato fatto di radici ingombranti.
Come in tutti i casi in cui si deve affrontare un cambio di paradigma, ogni partito politico porta il suo punto di vista. Rispetto alla questione cannabis, anche all’interno dei singoli partiti però fino a poco fa sembrava difficile trovare un accordo ed un pensiero convergente. La situazione è mutata nel marzo 2021 e presto si arriverà a discutere un disegno di legge favorevole all’uso della cannabis per scopi terapeutici e industriali. Una svolta epocale, che potrebbe portare all’emersione di un settore al momento sommerso.
Il dualismo del Marocco sull’hashish
Il Re del Marocco è ufficialmente sempre stato contrario all’utilizzo della cannabis, per qualunque scopo. Però la popolazione marocchina ha sempre considerato la canapa come una pianta di uso comune, utile per la sua fibra tessile, il potere nutritivo dei semi e gli effetti rilassanti della resina che si ricava dalle cime fiorite. Inoltre, nessuno si stupisce se, durante un viaggio in Marocco, viene offerto il kif ai turisti. Un’usanza in auge dagli anni ‘70, quando tantissime persone provenienti dall’Europa e dal Nord America soggiornavano in Marocco proprio per consumare in libertà i derivati della cannabis.
Da una parte quindi produrre, vendere e consumare canapa è sempre risultato illegale. Dall’altra, non solo fioccano le coltivazioni, ma consumare hashish a scopo ricreativo in Marocco a livello culturale equivale a bere un bicchiere di vino da noi… chi si scandalizzerebbe?
Quali sono i fattori che spingono il Marocco al cambiamento
Sono le divisioni interne del paese ad avere aperto la strada al dibattito parlamentare. In particolare, grazie al parere degli organismi internazionali, anche da queste parti si è assistito ad un’apertura alle ipotesi di discussione della legalizzazione. In particolare si fa riferimento al recente voto dell’ONU nell’autunno 2020: la commissione per gli stupefacenti ha rimosso la cannabis dalla lista degli stupefacenti. Un passo avanti importante, visto che la cannabis dal 1961 era all’interno di questa lista, assieme alla cocaina e l’eroina.
Un risultato arrivato in sinergia con l’organizzazione mondiale della sanità, che si è espressa a favore della ricerca in questo campo.
Dunque, anche in Marocco, il terreno di gioco passa dall’ideologia alla scienza. Anche da quelle parti lo sanno: la cannabis cura molte patologie sin troppo diffuse come il morbo di Parkinson, l’epilessia, la sclerosi multipla, il cancro. A partire dall’evidenza del suo effetto lenitivo sul dolore.
Cosa prevede il disegno di legge per la legalizzazione in Marocco
Il disegno di legge approvato l’11 marzo 2021 dal parlamento marocchino prevede l’istituzione di una agenzia nazionale deputata al controllo, alla produzione, al trasporto e alla vendita della cannabis per scopi terapeutici e industriali. Chi desidera importare semi, realizzare piantagioni, trasformare e commerciare cannabis potrà avere accesso alla piattaforma.
L’agenzia per la cannabis in Marocco andrà a certificare la provenienza e la tipologia delle cultivar e gli agricoltori dovranno utilizzare solo quelle. Per mantenere il massimo controllo sulla filiera, tutti i prodotti della coltivazione dovranno essere trasferiti alla cooperativa di appartenenza autorizzata.
Uso industriale della cannabis: cosa significa?
Le pratiche di produzione saranno integralmente stabilite dall’agenzia governativa e dovranno essere seguite con estrema precisione. Allo stesso modo, nel caso si voglia trasformare la cannabis in un sottoprodotto (olio, resina, cristalli, etc), attività che spiega la definizione di uso industriale – l’azienda che si occuperà di questo processo dovrà acquistare la cannabis da produttori autorizzati. Tutti gli organismi coinvolti all’interno del processo di coltivazione e commercializzazione della cannabis dovranno essere in regola. In questo modo, mettendo in campo la massima trasparenza e la massima legalità, il Marocco cerca di far emergere tutto “il nero” legato alla situazione attuale.
Cosa ne è dell’uso ricreativo della cannabis in Marocco?
Un passo alla volta. Questa discussione politica non verterà sulla possibilità di uso ricreativo della cannabis. Tutto sommato questo è l’iter che hanno seguito in molti stati. Di sicuro, il fatto che diventi possibile investire nella produzione e nella vendita, apre la strada a molte prospettive.
Una riflessione rispetto a questa vicenda ci sentiamo di farla: è sempre un bene quando la prassi comune viene tenuta in considerazione dal dibattito politico. Si tratta di un passo logico che consente di avvicinare il cittadino alle istituzioni, sentirsi partecipe della vita politica.
Trattandosi di un tema delicato e sfaccettato, così come le opinioni al riguardo all’interno degli stessi partiti politici, si può veramente riscoprire il senso di democrazia. Utilizzare la diversità per dialogare e unire tutti i punti di vista al fine di raggiungere uno scopo creativo ed altrettanto produttivo, è questo il senso della politica. Dare volto al benessere economico e alla soddisfazione delle persone, che devono imparare a coesistere e ad allearsi per ripensare ad un futuro condiviso.
L’approvazione di una legge che legalizzi la cannabis a fini terapeutici e industriali in Marocco darebbe un forte impulso propulsivo a tutto il mondo africano e musulmano. Andando ad accorciare le distanze con l’occidente, con cui sarà sempre più possibile creare accordi di collaborazione che passano anche attraverso il commercio della cannabis.