Tanti paesi collocati all’interno del continente americano negli ultimi anni hanno deciso di legalizzare la cannabis. Presto un’altra importante nazione potrebbe aggiungersi a queste file: stiamo parlando del Messico.
Di norma, quando in uno stato proibizionista vengono finalmente mossi i primi passi e si decide di aprire un dialogo politico serio rispetto al tema, la spinta propulsiva viene data ponendo il focus sulle proprietà medicinali della cannabis. In molti casi l’aiuto che THC, CBD e altri cannabinoidi forniscono contro il dolore cronico è indiscutibile.
Il cambiamento culturale: la cannabis è un medicinale di cui non possiamo fare a meno
È intrinseco nell’essere umano cercare di sfuggire al dolore e per questo, nel corso dei millenni, abbiamo fatto ricorso a qualunque genere di possibilità avessimo a disposizione per circoscrivere i momenti di sofferenza fisica e psichica. Le creazioni sintetiche dell’uomo contro il dolore, la nutrita schiera di medicinali che le industrie farmaceutiche brevettano ogni anno, non hanno poi saputo fare di meglio rispetto a quanto sia già stato pensato, in semplicità, dalla natura.
Più volte, quando si è voluta affrontare una reale analisi dei dati scevra di qualunque pregiudizio o ideologia, ci si è resi conto che l’uso della cannabis in ambito medico fornisce ottimi risultati. La cannabis è meglio tollerata è indubbiamente preferita dai pazienti che la assumono e sembra avere meno rischi di controindicazioni. Esistono però ancora troppe resistenze a condurre dei test seri in ambito medico-scientifico. Tanto è ancora da fare.
Dalla cannabis medica alla cannabis ricreativa
Il Messico ha già legalizzato la marijuana medica nel 2017: una nutrita schiera di malati e sofferenti ha vinto la sua battaglia, ma la guerra non si è conclusa. Per assestare un duro colpo ai narcos, che dal Messico gestiscono un lucroso business legato all’esportazione di cannabis, il paese si accinge ad approvare un nuovo disegno di legge. Sul banco dei parlamentari c’è una nuova proposta di legge per legalizzare la cannabis ad uso ricreativo, sotto l’egida del presidente Andres Manuel Lopez Obrador. Un cambiamento che era già stato preannunciato un paio di anni fa, quando la Corte Suprema messicana aveva sancito l’illegittimità di divieto rispetto al suo utilizzo. Andiamo dunque a vedere come è stata pensata questa nuova legge di cui si sta discutendo molto in questi giorni.
Legalizzazione della cannabis in Messico: cosa dice la legge
Questa a grandi linee la proposta di legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo in Messico. Sarà possibile per un adulto al di sopra dei 18 anni:
- fumare cannabis con THC
- coltivarla per uso personale con un limite consentito di 8 piante a testa
- trasportarla, a patto che non si tratti di un quantitativo superiore a 28 grammi per vaso (ad oggi il limite si ferma a 5 grammi).
Per quanto riguarda la produzione pensata su scala “extra domiciliare”, al momento lo stato messicano si premurerà di fornire le licenze per la coltivazione, i permessi da erogare per chi deve effettuare ricerca scientifica ed anche la legislazione per consentire l’eventuale esportazione dell’erba.
Perché è importante la questione ideologica?
La questione ideologica è un aspetto pericoloso. Fino ad oggi la religione, la morale, l’ideologia avevano minato l’opportunità di un effettivo progresso legato alla legalizzazione di questa pianta. Legalizzazione che porterebbe all’acquisizione di reale benessere, benessere che non tocca esclusivamente il singolo cittadino, ma le singole comunità (agricoltori, trasformatori, distributori) e dunque l’intero paese. È questa la motivazione reale che sta spingendo numerosi ed importanti esponenti politici messicani a spalancare le porte alla cannabis. Proprio come è stato fatto in California, per segnare un nuovo passo in avanti a livello culturale ed economico.
Dal Messico alla California: esportazioni in salita
Con l’ingente richiesta di cannabis proveniente dalla California, il Messico si era candidato a essere il principale esportatore. Ma ciò che è effettivamente successo, dati alla mano, è che nel 2019 più di 240.000 kg di cannabis sono stati sequestrati e distrutti dal ministero della difesa messicano. Inoltre 250.000 kg di erba, sempre nel 2019, sono stati sequestrati lungo il confine, prima del loro attraversamento.
Con l’ampliamento degli stati americani che hanno legalizzato, ci sarà, almeno inizialmente, maggior richiesta. Un’opportunità per l’economia messicana, divorata dalla crisi economica e già particolarmente provata dai ben poco incoraggianti dati sulla disoccupazione.
Ma cosa si può dire a riguardo della criminalità? È forse possibile asserire che la legalizzazione della cannabis potrà avere un influsso benefico, abbassando il potere delle associazioni malavitose che si occupano della sua produzione e vendita oggi?
Il punto di vista di quella parte politica che è attivamente impegnata e si batte per far approvare il disegno di legge è molto semplice e concreto. Non ci sono dati certi a riguardo, niente può dare la sicurezza che il mercato illegale della cannabis cessi, ma sicuramente subirà un contraccolpo. Una cosa è certa: i cittadini che ne fanno utilizzo non dovranno esporsi ad inutili pericoli al momento dell’acquisto.
Un altro risvolto importante sarà che i più fragili, i più soli, quelli che da adolescenti sono ancora confusi e non hanno altre opportunità, si sentiranno meno tentati di inserirsi all’interno di giri di spaccio e traffico illegale.
La legalizzazione della cannabis potrà dunque avere un ruolo chiave all’interno del progresso del Messico, che da troppi decenni ormai fatica ad arginare il fenomeno della delinquenza.